lunedì 23 maggio 2005

Il Ludus Latrunculorum tra i marmi romani



Si gioca col Ludus Latrunculorum (“Gioco dei soldati”) fra i marmi della collezione romana del Museo di archeologia ligure di Genova Pegli. – È uno dei giochi più popolari della Roma antica ed è arrivato sino a noi come ritrovamento archeologico. “La maggior parte della gente passa la giornata giocando ai latrunculi”, scrive Macrobio nei Saturnalia, e Plinio il Giovane riferisce nelle Epistole di una dama ottuagenaria che aveva l’abitudine “di ricrearsi giocando ai latrunculi”. Ogni giocatore portava con sé il proprio set di pedine, al contrario di quanto accade per la Dama di oggi, ad esempio, per la quale ognuno possiede sia i bianchi sia i neri, e queste spesso compaiono negli scavi archeologici nelle zone in cui si accampavano le guarnigioni romane. I tavolieri della plebe spesso erano graffiti in luoghi di passaggio o d’attesa come, nel Foro romano, i gradini della basilica Giulia. Quelli dei ricchi potevano essere di prezioso legno di terebinto, come il tavoliere di Trimalcione “di gusto squisitissimo”, di cui parla Petronio nel Satyricon, il quale usava monete d’oro e d’argento al posto delle comuni pedine di vetro come quelle conservate al museo genovese (giunte da una donazione e quindi dal mercato antiquario, dunque di provenienza ignota). Le regole di questo gioco sono state ricostruite da Ulrich Schädler, direttore del Muséee Suisse du Jeu.

Nessun commento: