giovedì 7 luglio 2011

Awele al Castello, un po' d'Africa prima dell'Asia



Da registrare sotto la voce "piccole soddisfazioni". Aspettando l'apertura della mostra EYES ON ASIA (AND MORE) al Castello D'Albertis / Museo delle Culture del Mondo ("antologica dei lavori che Maria Rebecca Ballestra ha realizzato in Asia e in vari paesi europei dal 2005 al 2010") qualcuno si è messo a giocare con l'awele che si trova a disposizione del pubblico nell'atrio del museo. In attesa dei giocatori, il museo ha sostituito con fagioli bianchi i semi con cui si gioca abitualmente (probabilmente per timore che qualcuno se li porti via). I semi grigio-verdi di Caesalpinia bonduc sono sempre disponibili, su richiesta, alla biglietteria.

sabato 2 luglio 2011

Massimo Bucchi (et al.) da domenica 10 in mostra

Nell'immagine: vignetta di Bucchi per Repubblica, febbraio 1995
Inaugura domenica 10 luglio, presso la Fondazione Remotti di Camogli, la mostra M'immagino d'immenso. Calembour di imagini e parole, a cura di Barbara Schiaffino e Ferruccio Giromini, per l'edizione 2011 del Premio Skiaffino. Opere di Gualtiero Schiaffino, Giorgio Cavallo, Sergio Fedriani, Massimo Bucchi, Massimiliano Tappari e dei vincitori del "Concorso per un calembour visivo".

La mostra è promossa dalla Città di Camogli in collaborazione con la Regione Liguria, il Sistema turistico locale "Terre di Portofino" e la Rivista Andersen.

In catalogo (in ordine di apparizione) testi di Barbara Schiaffino, Stefano Bartezzaghi, Marco Dallari, Pier Paolo Rinaldi, Ferruccio Giromini, Anselmo Roveda, Walter Fochesato.

Quale modo migliore, qui da noi, per accompagnare la notizia -- anche se l'evento si tiene in una fondazione che si occupa d'arte contemporanea e non in un museo -- che riproporre un'antica vignetta di Bucchi in cui il gioco dell'oca diventa metafora della "formazione del consenso"?

Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti, via Castagneto 52, Camogli [GoogleMaps]. Tel. 0185 - 772137

venerdì 1 luglio 2011

Giovedì di luglio al Castello (forse col Sungkha)



Non solo awele. In un giovedì di luglio si torna a giocare di pomeriggio con i vari membri della famiglia del mancala. Si ritenta una prova di strada col Bao, e (probabilmente) un paio di amici filippini ci spiegheranno le regole del Sunghka.



Sopra, il tavoliere di Bao del Castello d'Alberstis / Museo delle culture del mondo (Kenya, XXI sec.). Sotto, un primo tentativo di avvicinarsi a qusto gioco così complesso: due ragazzini intraprendenti, durante Fa' la cosa giusta (Porto Antico, 2009), che hanno accostato due awele per provare - su un tavoliere di quattro file per sei, di fortuna - le regole del Bao che avevano imparato in Africa. Appena avremo notizie più precise aggiorneremo questo post.

giovedì 9 giugno 2011

Giuoco Reale, due biribissi del '700 a confronto



"Giuoco Reale. Denari in tavola. Oro coperto non si paga". Sopra, il tavoliere a olio su tela nelle collezioni dei Musei di Strada Nuova e con la cui riproduzione si è giocato in qualche occasione a Palazzo Rosso.

Sotto, l'acquaforte che avverte "Jeu Royal. Or couvert ne se paye pas", scovata da GiochiDell'Oca.it nelle collezioni Rothschild di Waddesdon Manor, in Gran Bretagna. La struttura è ornata da immagini disegnate con un tratto più elegante e i bordi superiore e inferiore permettono di scommettere anche su gruppi di figure: donne, stemmi, uccelli, quadrupedi, uomini, frutti. L'ultima colonna a destra è dedicata al mare e ai bastimenti e fa vincere il banco, come d'abitudine nel Biribissi "all'uso di Genova".



Una versione semplificata e didattica -- ricavata dalla stampa di Filippo Succhielli, fine XVI secolo, nella Raccolta Bertarelli -- è stata pubblicata online dal Victoria & Albert Museum in occasione della mostra At Home in Renaissance Italy (2006-2007) ed è scaricabile ancora oggi che sembra offline -- "To play this non-gambling version of the game you will need to first print out two sheets of the game", corsivo nostro -- la quale è a sua volta simile a un esemplare conservato al British Museum:
Game board with numbered pictorial compartments of objects, animals and characters from 1 to 42 in six rows of seven, beneath which instructions in letterpress on how to play the game. At the bottom, in three rows of fourteen, smaller numbered versions of the pictures in the compartments in the same order"; XIX secolo?

domenica 15 maggio 2011

Das Zauberflötenspiel (1793) a Palazzo Rosso



Il Gioco del Flauto Magico durante la Notte dei Musei 2011. Il tavoliere viene stampato a Lipsia a soli sedici mesi di distanza dal grande successo dell’opera a Vienna, diretta dallo stesso Mozart, un esempio del successo della ripresa dell’opera a Lipsia, che conosce ben 15 repliche. Le illustrazioni delle caselle del gioco, ad opera di Joseph Kerndörfer, ripropongono le scene e i costumi di questa seconda edizione, restituendoci quell’aspetto che Tamino e Pamina, Papageno e Papagena e gli altri personaggi avevano all’epoca delle prime rappresentazioni di un’opera che oggi siamo abituati a collegare all’arte di Lele Luzzati.

[ Musei di Strada Nuova - Palazzo Rosso | Gentilmente concesso dalla Stiftung Mozarteum, Salisburgo, regole proposte da Rainer Buland ]

martedì 12 aprile 2011

Il Nobile e Molto Dilettevole Gioco dell'Oca


Per la Notte dei musei 2011 torna ai Musei di Strada Nuova / Palazzo Rosso, insieme con gli altri giochi fra Seicento e primo Ottocento, un gioco dell'oca inglese del XIII secolo quasi identico a quello pubblicato, come scrivono Adrian Seville e John Spear su The Ephemerist (inverno 2010), da John Overton nel 1660, data che rende la stampa in questione il più antico gioco dell'oca inglese che si conosca.



Le differenze tra le due stampe sono poche: all'etichetta incollata dopo la produzione del più antico -- "‘Sold at the Black Lyon in Exeter Exchange in the Strand London, where you may have Musick Prick’d." -- nel gioco a sinistra si sostituisce la dicitura a stampa "Printed and Sold by W. Dicey at his Printing Office in Bow Church Yard near Cheapside London" del più recente. E naturalmente lo spelling del nome del gioco, che da THE ROYALL & MOST PLEASANT GAME OF Y GOOSE diventa, lectio facilior, un più corrente THE ROYAL AND MOST PLEASANT GAME OF THE GOOSE.



L'etichetta della copia pubblicata nell'articolo dell'Ephemerist, che proviene dalla Morgan Library di New York, nasconde il nome dello stampatore. Il nome di John Overton (1640-1713) compare invece in un'altra riproduzione, che viene venduta da Colonial Williamsburg, il parco a tema americano (insieme con la riproduzione di dadi di legno dell'epoca che, messi alla prova, sono stati subito sostituiti con quelli moderni). La didascalia della copia in commercio proviene da un'altra collezione (l'altro esemplare è presente nella "Opie collection", spiega l'articolo: l'Opie Collection of Children's Literature della Bodleiana?)
Invented at the Consistory in Rome and are printed and sould by John Overton against St Sepulchers Church: in London.


Seville e Spear commentano anche l'iconografia del gioco e la persistenza di questa nella produzione successiva (e l'"inventato a Roma nel Concistoro" sembra confermare l'ipotesi satirica che avanzano):
The medallions in the English game are thought to be a local addition [rispetto all'origine italiana del gioco]. They have no playing significance but appear to have been introduced for the sake of topicality, at a time when tension between Royalists and Parliamentarians was acute: the surmise is that they represent a Parliamentarian (on the left) slapping the face of a Royalist on the right. [...]

Interestingly, something very like the John Overton game was adopted in the Netherlands as a standard form of the Goose game. It was copied and re-engraved by different publishers over several centuries with only minor variations, usually retaining the Parliamentarian/Royalist medallions despite these being of no significance in Holland.


La copia con cui si gioca a Palazzo Rosso è stata gentilmente fornita dalla State Library of South Australia, Adelaide. La riproduzione contemporanea e i dadi sono acquistabili online.)

sabato 19 marzo 2011

Mancala: "belle donne" e il Dakon indonesiano



Un tocco d'esotismo colonialista. Abbiamo qualche informazione sull'immagine (grazie alla traduzione dei robot) dal sito djawatempodoeloe.multiply.com:
Cartolina dal titolo in lingua olandese "Dakon Spel" (= gioco Dakon) mostra due belle donne il tè durante il gioco dakon. J. pubblicato Kartuposnya arte negozio Sigrist da Djocja e solo prima del 1905. Disegni basati su fotografie fatte in studio. Nel dipinto sfondo visibile. Dakon è un gioco tradizionale. Fuori Java, il gioco è meglio noto con il nome congklak.
Precisa Wikipedia:
Il Congklak è un gioco da tavolo astratto della famiglia dei mancala, diffuso in tutta l'Indonesia. È noto con diversi nomi; varianti attestate del nome "Congklak" sono Congkak, Conka e Congka; nelle Filippine si chiama Sungka; nelle Maldive Ohvalhu. In altri luoghi viene chiamato Dakon (talvolta trascritto come Dacón).
(Grassetto nostro - ne approfittiamo per segnarci dove va l'accento.)

lunedì 21 febbraio 2011

Africa delle Meraviglie, l'Awele al Castello



Tra le tante attività legate alla mostra L'Africa delle Meraviglie ci sono anche momenti di gioco, e non solo per i più piccoli. Al Castello D'Albertis di Genova alcuni tavolieri africani sono a disposizione del pubblico, completi delle istruzioni per giocare. Per essere informati sulla mostra e sulle attività che l'accompagnano ci sono il sito della mostra e la sua pagina su Facebook. Sotto, una guida illustra il gioco a una comitiva di turisti.