giovedì 11 ottobre 2007

Il Congklak del Castello D'Albertis

E' un gioco della famiglia dei mancala, diffuso in Indonesia, Malesia e Singapore. È noto con diversi nomi; varianti attestate del nome "Congklak" sono Congkak, Conka e Congka. [Voce Wikipedia]



Il tavoliere di congklak del Castello d'Albertis-Museo delle culture del mondo (Genova)




Immagini del congklak a Singapore, Ford Factory Fiesta (2006).

Immagine dell'evento realizzato dal Singapore's Heritage Museum.

Sungka (Filippine): un primo sguardo



Sungka - The objective of the game is to amass stones or cowrie shells in the player's home base (bahay) by continuously distributing the shells around smaller holes until the player runs out of shells to distribute. The person who collects the most shells in his or her bahay wins.

domenica 7 ottobre 2007

Cominciamo ad avvicinarci al Bao

Fra i mancala, il Bao è probabilmente il gioco più complesso e quello caratterizzato da una maggiore profondità strategica.

Tanzania


Osservate la velocità dei giocatori! Video realizzato in Tanzania da Nino Vessella della ONLUS Changamano (changamano.org) / Gruppo internazionale di appassionati di Bao (www.swahili.it/bao/), che ringraziamo per la gentile concessione.

lunedì 24 settembre 2007

Awele al Castello d'Albertis - 3



La mostra L'anima delle piccole cose è prorogata al 4 novembre.

All’ingresso del museo e in caffetteria restano due postazioni per giocare liberamente e gratuitamente al "gioco nazionale africano".


La mostra sarà visitabile fino alla fine di settembre dal martedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.00, sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.00. A partire da ottobre dal martedì al venerdì dalle 10.00 alle 17.00, sabato e domenica dalle 10.00 alle 18.00 (ultimo ingresso un'ora prima della chiusura).

[Nelle immagini: awele al Castello, 8 e 23 settembre 2007, e alcuni dei tavolieri esposti.]



Awele al Castello - settembre

martedì 18 settembre 2007

"Piccole cose": l'awele al Castello d'Albertis



[Nelle immagini: si gioca all'awele al Castello (maggio 2005) per l'inaugurazione della mostra Gli ori degli Akan. Gioielli e spiritualità da un antico regno africano, in collaborazione con l'Associazione Labyrinth.]


DOMENICA 23 SETTEMBRE
FESTA PER BAMBINI dell'ANIMA DELLE PICCOLE COSE

Dalle ore 15,30 alle 16.30 e dalle 18.30 alle 19.00
SFIDIAMOCI ALL’AWALE, IL GIOCO NAZIONALE AFRICANO, a cura di Elio Micco e Pier Paolo Rinaldi
VISITA PER BAMBINI ALLA MOSTRA "L'ANIMA DELLE PICCOLE COSE" a cura dei Servizi Educativi e Didattici

Ore 16.30
ESPERIENZE MUSICALI CON IL GRUPPO GNAWA
Membri della confraternita Sufi marocchina, a cura di Echo Art
La musica Gnawa produce una delle espressioni più importanti della trance-music africana, da sempre oggetto di studio antropologico e etnomusicologico. La principale pratica della confraternita è la partecipazione collettiva alla Lila e alla Derdeba, rituali di musica e danza vissuti come liberazione catartica, avvicinamento spirituale e perdita di coscienza.

Ore 17.30
UNA GIORNATA AL MERCATO CON JIGHI, BAMBINO GRIOT BURKINABÉ
Narrazione con musica, illustrazioni e canto delle avventure del piccolo Jighi in un villaggio del Burkina Faso. Illustrazioni di Maya Boll. Musica e canti di Ettore Bonafé e Brahima Dembelé
Un'immersione nell'atmosfera di un mercato del Burkina Faso attraverso musiche, immagini e l'incontro con personaggi per noi insoliti o dimenticati, ancora attuali nei villaggi africani che prendono vita dalla mano dell'illustratrice durante la narrazione e il canto.

Laboratori gratuiti

Ingresso al museo ridotto per bambini 3.50 euro e per adulti 4.50 euro
L’anima delle piccole cose: arte del quotidiano in Costa d’Avorio
9 giugno - 23 settembre 2007, Castello D’Albertis Museo delle Culture del Mondo
Genova, Corso Dogali 18. Tel. 010 2723820 / 2723464 fax 010 2721456
http://www.castellodalbertisgenova.it

venerdì 14 settembre 2007

Awele in video

Spagna
Víktor Bautista i Roca e la sua collezione. Se non masticate il catalano, potete sempre godervi le immagini di questi 10 minuti alla TV di Barcellona. (C'è anche una dimostrazione di congklak indonesiano e si vede un tavoliere di bao - è quello a 4 file di buche.)





Camerun

Una partita in famiglia, au village, di Songo (2 file di 7 buche).


Stati Uniti
Video-recensione di una versione commerciale del gioco

"Spostando sassolini torno torno": le magie pitagoriche dell'Awele

di Pier Paolo Rinaldi


I primi viaggiatori europei che parlano del mancala, riferisce Giampaolo Dossena nella sua Enciclopedia dei giochi, descrivono "due straccioni negri, accucciati, che pasticciano lentamente con le lunghe mani nella sabbia, spostando sassolini torno torno" in piccole buche: dev'essere una sorta di degradazione della dama, pensano, visto che secondo loro nelle menti dei negri non può entrare la logica dei grandi giochi indoeuropei. Ma il mancala (o wari, o awélé, o awale, o owari, o decine di altri nomi meno conosciuti, a seconda del luogo di provenienza) è in realtà un gioco in cui non esiste alea e in cui il risultato dipende esclusivamente dall'abilità dei giocatori di contare e catturare le pedine del campo avversario. E' davvero "un gioco matematico", scrive ancora Dossena, "di diversa ma non meno sublime matematicità: calcolando le possibili conseguenze di ogni mossa, la mente si apre a magie pitagoriche".

Forse d'origine egiziana, questo gioco dai mille nomi si è diffuso in Africa, nel Medio Oriente, in Asia con l'espandersi dell'Islam e, come effetto collaterale della tratta degli schiavi, nei Caraibi. I tavolieri sono oggi soprattutto di legno ma non erano rare in passato le partite giocate in due file di sei buche scavate direttamente per terra. Le caratteristiche "povere" del gioco non sono solo africane: un'insegnante americana d'area rurale ha scritto una lettera di ringraziamento agli autori di una delle tante versioni per pc, raccontando di come, fino a quel momento, avesse fatto giocare i suoi allievi con tavolieri di fortuna, realizzati con i cartoni delle uova. Del gioco sono state prodotte negli anni Cinquanta-Sessanta anche due versioni occidentali, commercializzate con i nomi di "Adi" e di "Kalah".

Quando comprai il mio primo Awele il venditore ivoriano della bancarella di sculture africane mi consegnò un foglietto con le istruzioni che riporto, mantenendo grafia e punteggiatura originali. Come si può non innamorarsi di un gioco come questo, leggendole?

Caratteristiche
L'Awélé è composto di una cassetta a scompartimenti tradizionalmente è in legno (pioppo), e di 48 palline spesso di mollusco, o di frutta secca, che non ci è stato possibile individuarne il nome.
La cassetta a scompartimenti ed è composto di 12 buchi grossi che possono contenere una quantità enorme di palline, o mollusco, o di frutta secca; anche se ce ne sono normalmente solo quattro per ogni buco.
Ci sono due file di 6 buchi ognuno, Che ci costringe purtroppo a giocare solo in due. Si potrebbe provare a giocare in 12, ma ciò crea delle difficoltà di coabitazione fra i giocatori, concentrati intorno a una cassetta di 30 cm circa.
Il gioco è piazzato fra i due avversari, a uguale distanza, costituendo un confine psicologico. Ciascuno possiede il territorio più vicino a lui, sia 6 buchi.

Messa in Gioco
La messa in gioco iniziale è la seguente: 4 palline in ogni buco. Se avete perso una diverse palline, chiudete il gioco, perché è impossibile giocare.
Prima di cominciare la partita, i due giocatori si devono salutarsi lungamente scuotendo la testa languidamente (è un gioco Africano, no dimentichiamolo). Devono chiacchierare, cioè parlare di tutto e di niente (del tempo della famiglia...). Avete notato che per giocare a l'Awele, ci vuole molto tempo. Non cominciate la partita se non avete cinque minuti.

Tattica
Se le regole del gioco appaiono molto facili, esistono numerosi sottigliezze nel gioco, che scoprirete con la pratica. Tuttavia esistono delle regole fondamentali.
Evitate i buchi troppo pieni (+ di 10 palline), perché prima poi le dovete giocare e si rischia di fare troppi danni.
Nel suo proprio campo, le parti deboli sono i buchi dove ci sono solo 1 o 2 palline, che si rischia di perdere.
  • Calcolare bene prima di giocare, li errori sono facili.
  • Con 12 palline si fa un giro completo del gioco, vale a dire che si mette una pallina in ogni buco, fino al punto di partenza.
  • Normalmente la partita finisce quando rimangono solo 2 o 3 palline in gioco.
Regola 2
E' la stessa cosa per gli spostamenti, ma si mangia quando ci sono 2, 4, o 6 palline nell'ultimo buco.

Regola 3
Questa regola è più facile, ed il gioco più veloce, purtroppo l'autore di queste righe, non essendo Africano, gli manca alcune sottigliezze di certe regole. Divertitevi con le due prima partite, oppure cercate un Africano che ve lo spiega.

Questo articolo è apparso su CSI Genova Notizie, La Gazzetta del Minotauro, luglio-agosto 2000.

mercoledì 25 luglio 2007

Verso Albert Smith: Effulgence of the North



Albert Smith presentato dalla lanterna magica di Erkki Huhtamo, "media archaeologist, writer and exhibition curator".
The Grand Unveiling of the panoramic painting "Effulgence of the North" at the Velaslavasay Panorama in Los Angeles, was coupled with a grand Alpine Spectacular on Saturday July 21st 2007.

lunedì 21 maggio 2007

"Garibaldi e le sue battaglie" al Mazziniano



Ai giochi dell'oca legati alla Rivoluzione Francese, a Napoleone e al Risorgimento, si aggiunge la novità 2007, il gioco da ritagliare e costruire intitolato Garibaldi e le sue battaglie (Marca Stella, 1890).



domenica 20 maggio 2007

Notte dei Musei, Biribissi a Palazzo Rosso



Anche per l'edizione 2007 dell'evento europeo della Nuit des Musées si è giocato, nell'atrio di Palazzo Rosso, fino a tarda ora con la riproduzione del Biribissi conservato nella collezione del museo.
Era severamente proibito a Genova, ciò che costituiva una ragione importante del favore di cui godeva, ma la proibizione non poteva estendersi alle riunioni private, poiché il governo non ha il diritto di esercitare il suo potere all’interno delle case. Insomma, trovai un biribissi impiantato in casa di madama Isolabella. I giocatori che lo tenevano andavano da un palazzo all’altro, quando erano chiamati, e gli amatori di quel gioco, avvertiti, non mancavano al convegno. Benché il Biribissi sia nel numero delle cose che mi sono più antipatiche, per fare come gli altri mi misi a giocare anche io. Nella sala in cui si giocava c’era un ritratto della padrona di casa in costume d’Arlecchina; e per un capriccio del caso c’era un’arlecchina anche nel tavoliere del biribissi. Per galanteria, cedendo a un impulso naturalissimo, scelsi quella casella e giocai su quella sola.
Giacomo Casanova (1725-1798), dalle Memorie scritte da lui medesimo