mercoledì 12 maggio 2010

Germania, il mancala di Weikersheim



Una pagina del wiki Mancala World, aggiornata di recente, spiega la genesi di quell'immagine di giocatori di mancala in abito antico che circola da tempo. Nel castello di Weikersheim, nella Germania sudoccidentale, si conservano alcuni giochi antichi, tra i quali due tavolini per mancala. "Sono opera della nota famiglia di mobilieri Sommer", spiega Ralf Gering, realizzati agli inizi del XIII secolo.

Sono alti 80 cm e con piani di misure diverse, ma ognuno di essi ha due file parallele da sei buche ciascuna e altre due buche più ampie alle estremità. Né regole né pedine sono giunte sino a noi, ma la loro presenza ha portato a una riedizione, conclude Gering, riportando come fonte una comunicazione personale con il suo autore:
In 1964, the Weikersheim game tables inspired Peter Mieg, a toy-maker from Schwenningen, to produce a mancala game, which he called Conference. The cover of his game shows university students in historical costumes while playing on the boards. The rules of Conference were, however, borrowed from Kalah.
"Probabilmente", conclude, "non scopriremo mai come il mancala abbia raggiunto una piccola città della Germania", oltretutto nel Settecento.

L'immagine della scatola ha una licenza Creative Commons (CC by-sa 2.5.)

lunedì 3 maggio 2010

Palazzo Rosso, tornano i giochi del '600 e del '700



Per l'iniziativa europea della Notte dei Musei, il 15 maggio tornano a Genova, nell'atrio di Palazzo Rosso, in via Garibaldi, le riproduzioni di giochi settecenteschi.

Wallis’s Tour of Europe (1794)



Un “Giro d’Europa” con cui prepararsi per il “Grand Tour” indispensabile, nel Settecento, per completare l’educazione della nobiltà. Qui il gioco si snoda sui percorsi più trafficati dell’Europa del tempo e gli ostacoli riflettono, a un tempo, la realtà e le idee di allora. Ad Oporto, casella 58, famosa per i suoi vini, si eccede nel bere e perciò per punizione si viene spediti in Norvegia, casella 11; a St. Malo si viene presi per spie e si resta in prigione per due turni mentre ad Atene non vale la pena di perdere del tempo: è stata sottomessa dai Turchi e non è più il tempio dell’arte. Tavoliere e regole gentilmente concessi dalla State Library of South Australia.



Genova, “Capitale della Repubblica Genovese”, è la casella 73:
“[...] le sue strade sono così strette che in poche di esse possono passare le carrozze. Le chiese di Genova sono generalmente begli edifici, adorni di statue e dipinti, e i palazzi sono così numerosi che ce ne sono quattordici in una sola strada. Vi si trovano anche immense gallerie di quadri, superbi colonnati di marmo e una vasta profusione di edifici pubblici, che hanno un nobile effetto visti dal mare, e che hanno dato a questa città il titolo di Magnifica. Le principali manifatture dei Genovesi sono le sete e i velluti, celebrati per la loro magnificenza.”

Europe Divided into its Kingdoms &c (circa 1760) e altre carte



La dissected map pubblicata da John Spilsbury per “facilitare l’insegnamento della geografia” ai rampolli della nobiltà e considerata il primo puzzle della storia. L’Italia del nord è ben conosciuta dai geografi inglesi dell’epoca: a sud di Roma vengono curiosamente citati, invece, paesi come Celano, Vico, Policastro.


Ma che sarebbe successo se, nella Genova del Settecento, qualche intraprendente editore avesse cominciato a fare tesoro dell’esperienza inglese? Se avesse montato su legno e ritagliato le carte geografiche che si vendevano al tempo, anche lui per “facilitare l’insegnamento della geografia”, il risultato sarebbe stato quello con cui si giocherà. Ecco le immagini della collezione cartografica del Comune che sono state riprodotte:
  • Republica Genuensis et Ducatus Mediolanensis, Parmensis et Montisferrati Novissima Descriptio (Frederick de Wit, Carta degli Stati della Repubblica di Genova e dei Ducati di Milano, Parma e Monferrato), Amsterdam, seconda metà del XVII secolo.
  • Gli Stati d'Italia secondo le osservazioni fatte dalla Società degli Scienziati di Parigi... a cura degli eredi di Johan Baptist Homann, 1742
  • F. Delamarche, L’Europe divisée en ses différents Etats, 1818.



Le Jeu de France (1659)




Nel Seicento il gioco, anche quello d’azzardo, comincia a diventare educativo. Il Cardinale Mazzarino fa produrre per Luigi XVI dei mazzi di carte che insegnino al giovane sovrano argomenti come la storia e la mitologia e Pierre du Val, “Geographe Ordinaire” del re, pubblica nel 1659 Le Jeu de France per “insegnare divertendo” la geografia alle dame e alla gioventù. E nel gioco si riflettono anche le vicende drammatiche della guerra: chi arriva nella casella 3, ad esempio, quella del Ponthieu, prenderà la posta e la porterà a Parigi, casella 8, per riferire i progressi delle armate del re, impegnate nella guerra contro la Spagna, mentre chi si imbarca a Marsiglia (casella 58) cade prigioniero dei pericolosi Corsari di Algeri che al tempo infestavano il Mediterraneo.



Un gioco per famiglie -- anche reali, come racconta Thierry Depaulis nell'articolo "Jeux nouveaux, jeux renouvelés" pubblicato in occasione della mostra Jeux de princes Jeux de vilains alla Bibliothèque de l'Arsenal di Parigi nel 2009:
Le jeu de l’oie se rencontre souvent dans le Journal de Jean Héroard, médecin du petit Louis XIII. En avril 1612, le jeune roi "joue à l’oye, Mrs de Vendome, le Grand Escuier et d’Espernon avecques". Louis XIII y a pris goût : encore en 1628, il "s’amuse à jouer à l’oye "pendant le siège de La Rochelle. Le succès du jeu lui vaut de voir ses règles reproduites dans la première édition de La Maison académique (Paris, 1654), dont le texte est en tout point identique, erreurs comprises, à celui donné par les héritiers de Benoît Rigaud en 1600.
E la copia su cui si gioca a Palazzo Rosso porta il timbro della Biblioteca Reale (e anche, più tardo, quello della Biblioteca Imperiale).