martedì 10 maggio 2005

Il "gioco nazionale africano" al D'Albertis



Al Museo delle culture del mondo abbiamo proposto l'Awele e il Congklak, suo parente indonesiano. I primi viaggiatori europei che parlano dell'Awele riferiscono di "due straccioni negri, accucciati, che pasticciano lentamente con le lunghe mani nella sabbia, spostando sassolini torno torno" in piccole buche: dev'essere una sorta di degradazione della dama, pensano, visto che secondo loro nelle menti dei "negri" non può entrare la logica dei grandi giochi indoeuropei. Ma è in realtà un gioco in cui il caso non esiste, in cui il risultato dipende dall'abilità dei giocatori di contare e catturare le pedine del campo avversario. Né per caso ha suscitato l'interesse degli scienziati, in particolare quello della nuova branca dell'etnomatematica.

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