venerdì 14 settembre 2007

"Spostando sassolini torno torno": le magie pitagoriche dell'Awele

di Pier Paolo Rinaldi


I primi viaggiatori europei che parlano del mancala, riferisce Giampaolo Dossena nella sua Enciclopedia dei giochi, descrivono "due straccioni negri, accucciati, che pasticciano lentamente con le lunghe mani nella sabbia, spostando sassolini torno torno" in piccole buche: dev'essere una sorta di degradazione della dama, pensano, visto che secondo loro nelle menti dei negri non può entrare la logica dei grandi giochi indoeuropei. Ma il mancala (o wari, o awélé, o awale, o owari, o decine di altri nomi meno conosciuti, a seconda del luogo di provenienza) è in realtà un gioco in cui non esiste alea e in cui il risultato dipende esclusivamente dall'abilità dei giocatori di contare e catturare le pedine del campo avversario. E' davvero "un gioco matematico", scrive ancora Dossena, "di diversa ma non meno sublime matematicità: calcolando le possibili conseguenze di ogni mossa, la mente si apre a magie pitagoriche".

Forse d'origine egiziana, questo gioco dai mille nomi si è diffuso in Africa, nel Medio Oriente, in Asia con l'espandersi dell'Islam e, come effetto collaterale della tratta degli schiavi, nei Caraibi. I tavolieri sono oggi soprattutto di legno ma non erano rare in passato le partite giocate in due file di sei buche scavate direttamente per terra. Le caratteristiche "povere" del gioco non sono solo africane: un'insegnante americana d'area rurale ha scritto una lettera di ringraziamento agli autori di una delle tante versioni per pc, raccontando di come, fino a quel momento, avesse fatto giocare i suoi allievi con tavolieri di fortuna, realizzati con i cartoni delle uova. Del gioco sono state prodotte negli anni Cinquanta-Sessanta anche due versioni occidentali, commercializzate con i nomi di "Adi" e di "Kalah".

Quando comprai il mio primo Awele il venditore ivoriano della bancarella di sculture africane mi consegnò un foglietto con le istruzioni che riporto, mantenendo grafia e punteggiatura originali. Come si può non innamorarsi di un gioco come questo, leggendole?

Caratteristiche
L'Awélé è composto di una cassetta a scompartimenti tradizionalmente è in legno (pioppo), e di 48 palline spesso di mollusco, o di frutta secca, che non ci è stato possibile individuarne il nome.
La cassetta a scompartimenti ed è composto di 12 buchi grossi che possono contenere una quantità enorme di palline, o mollusco, o di frutta secca; anche se ce ne sono normalmente solo quattro per ogni buco.
Ci sono due file di 6 buchi ognuno, Che ci costringe purtroppo a giocare solo in due. Si potrebbe provare a giocare in 12, ma ciò crea delle difficoltà di coabitazione fra i giocatori, concentrati intorno a una cassetta di 30 cm circa.
Il gioco è piazzato fra i due avversari, a uguale distanza, costituendo un confine psicologico. Ciascuno possiede il territorio più vicino a lui, sia 6 buchi.

Messa in Gioco
La messa in gioco iniziale è la seguente: 4 palline in ogni buco. Se avete perso una diverse palline, chiudete il gioco, perché è impossibile giocare.
Prima di cominciare la partita, i due giocatori si devono salutarsi lungamente scuotendo la testa languidamente (è un gioco Africano, no dimentichiamolo). Devono chiacchierare, cioè parlare di tutto e di niente (del tempo della famiglia...). Avete notato che per giocare a l'Awele, ci vuole molto tempo. Non cominciate la partita se non avete cinque minuti.

Tattica
Se le regole del gioco appaiono molto facili, esistono numerosi sottigliezze nel gioco, che scoprirete con la pratica. Tuttavia esistono delle regole fondamentali.
Evitate i buchi troppo pieni (+ di 10 palline), perché prima poi le dovete giocare e si rischia di fare troppi danni.
Nel suo proprio campo, le parti deboli sono i buchi dove ci sono solo 1 o 2 palline, che si rischia di perdere.
  • Calcolare bene prima di giocare, li errori sono facili.
  • Con 12 palline si fa un giro completo del gioco, vale a dire che si mette una pallina in ogni buco, fino al punto di partenza.
  • Normalmente la partita finisce quando rimangono solo 2 o 3 palline in gioco.
Regola 2
E' la stessa cosa per gli spostamenti, ma si mangia quando ci sono 2, 4, o 6 palline nell'ultimo buco.

Regola 3
Questa regola è più facile, ed il gioco più veloce, purtroppo l'autore di queste righe, non essendo Africano, gli manca alcune sottigliezze di certe regole. Divertitevi con le due prima partite, oppure cercate un Africano che ve lo spiega.

Questo articolo è apparso su CSI Genova Notizie, La Gazzetta del Minotauro, luglio-agosto 2000.

mercoledì 25 luglio 2007

Verso Albert Smith: Effulgence of the North



Albert Smith presentato dalla lanterna magica di Erkki Huhtamo, "media archaeologist, writer and exhibition curator".
The Grand Unveiling of the panoramic painting "Effulgence of the North" at the Velaslavasay Panorama in Los Angeles, was coupled with a grand Alpine Spectacular on Saturday July 21st 2007.

lunedì 21 maggio 2007

"Garibaldi e le sue battaglie" al Mazziniano



Ai giochi dell'oca legati alla Rivoluzione Francese, a Napoleone e al Risorgimento, si aggiunge la novità 2007, il gioco da ritagliare e costruire intitolato Garibaldi e le sue battaglie (Marca Stella, 1890).



domenica 20 maggio 2007

Notte dei Musei, Biribissi a Palazzo Rosso



Anche per l'edizione 2007 dell'evento europeo della Nuit des Musées si è giocato, nell'atrio di Palazzo Rosso, fino a tarda ora con la riproduzione del Biribissi conservato nella collezione del museo.
Era severamente proibito a Genova, ciò che costituiva una ragione importante del favore di cui godeva, ma la proibizione non poteva estendersi alle riunioni private, poiché il governo non ha il diritto di esercitare il suo potere all’interno delle case. Insomma, trovai un biribissi impiantato in casa di madama Isolabella. I giocatori che lo tenevano andavano da un palazzo all’altro, quando erano chiamati, e gli amatori di quel gioco, avvertiti, non mancavano al convegno. Benché il Biribissi sia nel numero delle cose che mi sono più antipatiche, per fare come gli altri mi misi a giocare anche io. Nella sala in cui si giocava c’era un ritratto della padrona di casa in costume d’Arlecchina; e per un capriccio del caso c’era un’arlecchina anche nel tavoliere del biribissi. Per galanteria, cedendo a un impulso naturalissimo, scelsi quella casella e giocai su quella sola.
Giacomo Casanova (1725-1798), dalle Memorie scritte da lui medesimo

sabato 28 ottobre 2006

I dodici segni e il tavoliere del museo di Efeso



La fotografia di Jens Christoffersen è stata rilasciata su Wikipedia con una licenza Creative Commons (CC BY 2.0) e quindi possiamo ripubblicarla senza sentirci in colpa. Ora, quando si va in vacanza a Efeso, non resta che portarsi in vacanza dadi e pedine.

venerdì 23 giugno 2006

Egitto: il Senet fra matematica, storia e gioco


Genova, Palazzo Ducale: conferenza-gioco organizzata in collaborazione con il Museo di archeologia ligure dedicata ai giochi degli antichi egizi, a cura del docente di egittologia dell’Università di Genova Giacomo Cavillier. Per l’occasione vengono recitati i passi del “Libro dei Morti”, trovato in molti corredi funerari dell’epoca, in cui si spiegano le regole del Senet, gioco astratto che permetteva alle anime dei defunti di accedere all’aldilà. I partecipanti si sono poi cimentati in prima persona con il Senet ricostruito da Elio Micco e Pier Paolo Rinaldi per il progetto che sta portando i giochi storici nei musei genovesi.
  Immagine da Wikipedia: Nefertari che gioca a Senet, 1298-1235 aC; fonte The Yorck Project: 10.000 Meisterwerke der Malerei. DVD-ROM, 2002. ISBN 3936122202. Distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH.

lunedì 5 giugno 2006

Kazakhstan, la pietra del Toguz Kumalak



Maksat Shotaev ha diffuso sul gruppo Mancala Games una splendida immagine di un tavoliere di pietra in uso:
A stone board, which already more than 500 years. Strangely enough on this board may play Oware and Bohnenspiel, but not Kalakh.
Neonomad.kz ha una sua bella intervista, eccone un estratto tradotto dai robot):
Originariamente il gioco era un togyzkumalak modelli diversi livelli di tre, cinque e sette. Oggi si giocano secondo le regole della classica migliorata in nove livelli. [...] Naturalmente, abbiamo voluto mostrare al mondo che kazaki hanno un ricco patrimonio, della cultura intellettuale che promuove la formazione e lo sviluppo come esseri umani. Inoltre, la promozione del gioco togyzkumalak nazionale, abbiamo deciso di fare un modesto, ma il suo personale contributo all'umanità in generale. [...]

Nel nostro gioco c'è una regola che si chiama "tuzdyk" (letteralmente - il condimento). Può essere considerato come possedere una casa, cioè, dove ci sono due chip, è necessario spostare terzo, e solo allora si può portare a casa.

E come si può interpretare il concetto di "proprietà della casa"? Semplice: due giovani - un ragazzo e una ragazza - si innamorò di loro, hanno creato una famiglia, ma senza un erede la casa è vuota. Un altro punto interessante nel nostro gioco: anche il numero porta successo, ma, diciamo, l'americano gioco vittoria "Kalah" porta il numero uno, che è la solitudine. Chi fu il primo avvio, vince.